Domenica, 15 Aprile 2018 15:54

Guerra in Siria: una mobilitazione per la pace è urgente e necessaria

“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”

Art. 11 della Costituzione Italiana

L’Assemblea Costituente si è dimostrata molto saggia nella definizione di questo importantissimo articolo della nostra Costituzione, una saggezza nata dall’esperienza diretta della devastazione fisica e morale prodotta dalla Seconda Guerra Mondiale.

Come umanisti nonviolenti non possiamo che condividere tale saggezza e spingerla più in là, giungendo a ripudiare qualsiasi forma di violenza come metodo di risoluzione dei conflitti.

Alcuni Padri Costituenti avevano vissuto anche gli avvenimenti convulsi che portarono alla Prima Guerra Mondiale, anch’essa devastante ed in qualche modo preludio della Seconda.

Riteniamo ci siano alcune analogie tra le condizioni che hanno scatenato la Grande Guerra e quelle che stiamo vivendo in questi giorni: un nazionalismo spinto principalmente per guadagnare potere ed appoggio delle popolazioni e un evento scatenante che può innescare un’escalation a cui nessuno delle potenze in conflitto vorrebbe arrivare.

Nello specifico l’attacco missilistico di ieri notte in Siria ci preoccupa perché ricorda nelle sue dinamiche internazionali l’attentato di Sarajevo del 1914; anche se il rischio di un’escalation immediata pare per il momento scongiurato, le potenze coinvolte stanno pericolosamente ballando intorno ad un profondissimo baratro, aumentando il rischio che un qualsiasi incidente renda la situazione irrecuperabile.

I gruppi di base de La Comunità per lo Sviluppo Umano parteciperanno o promuoveranno quindi nei prossimi giorni manifestazioni contro la guerra in tutti i luoghi in cui operano perché ritengono urgente e necessario far comprendere all’apparato militare-industriale che le popolazioni non si faranno trascinare ancora una volta nel conflitto definitivo, peraltro con dubbie per non dire false motivazioni, sia in Italia che nel resto del mondo.