Giovedì, 24 Febbraio 2011 17:19

Libia: fermiamo la violenza!

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I membri de La Comunità per lo sviluppo umano sono addolorati e colpiti dalle notizie di repressione che filtrano dalla Libia e che fanno pensare ad un vero e proprio genocidio degli oppositori del sanguinario regime di Gheddafi.

 

Comunque si concluda la crisi,  il regime di Gheddafi non dovrà più godere di nessuna considerazione nè di nessun appoggio da parte dei Governi che si definiscono democratici, a partire dal Governo Italiano che si è distinto, in questi ultimi anni, nel ruolo di partner privilegiato di un personaggio che già prima di questi giorni terribili si era dimostrato un dittatore sanguinario.

In questo momento tragico non possiamo dimenticare che, nel nome di una politica inumana, il Governo Italiano ha delegato al  despota libico la gestione dei flussi migratori verso l’Italia, chiudendo gli occhi sulle numerose denunce di violazione dei diritti umani, condannando di fatto alla morte un numero imprecisato di migranti: basterebbe questo ed i bombardamenti sui civili di questi giorni a giustificare il conferimento di Gheddafi al Tribunale dell'Aja per Crimini contro l'Umanità.

 

In questo momento tragico non possiamo dimenticare le elite affaristiche, di cui purtroppo fanno parte diverse ditte italiane, che per anni si sono arricchite vendendo a questo dittatore spietato le armi con cui sta trucidando il suo popolo.

 

Nè possiamo dimenticare che i soldi del sanguinario dittatore inquinano una parte consistente dell’economia italiana, accettati di buon grado nell’ottica del “business is business”

 

L’unica proposta che ci sembra opportuna in questo momento è quella di aggregare tutte le forze fisiche, morali, economiche e spirituali in Italia, in Europa e nel resto del mondo in una richiesta di cessazione immediata del genocidio; augurandoci che questa stessa aggregazione di forze nonviolente possa dare forza anche alla lotta nonviolenta dei popoli che dalla Tunisia all’Egitto, dalla Siria al Bahrein, dall’Algeria alla Yemen, dall’Iran alla Giordania stanno producendo un cambiamento storico e democratico in regimi che sembravano monolitici e indistruttibili.